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Per i faentini che visitano la mostra "Uomini denaro istituzioni. L'invenzione del Monte di Pietą", presso l'Oratorio di San Filippo Neri di Bologna, si offre la sorpresa di vedere esposte tra le diverse opere, tre capolavori dell'ultimo quarto del XV secolo, ben noti a chiunque abbia un minimo di dimestichezza con gli studi dell'arte faentina e con il patrimonio artistico locale. Si tratta di una celebre Pietà assegnata a Biagio d'Antonio, ampiamente studiata e pubblicata più volte, fino all'importante sintesi di Roberta Bartoli nella monografia su Biagio del 1999; della Pietà assegnata per tradizione allo Scaletti o più propriamente al Maestro della Pala Bertoni e dello Stendardo del Monte di Pietà già attribuito dal Golfieri a Marco Palmezzano: opere tutte di proprietà della Banca di Romagna, ma depositate fin dal 1879 alla Pinacoteca Comunale di Faenza, quindi poco dopo l'inaugurazione della raccolta presso il Palazzo degli Studi.
Tuttavia dopo la prima sorpresa, i faentini che visitano la mostra restano ancor più sconcertati leggendo i cartellini in cui si dichiara la proprietà: "Banca di Romagna" con l'indicazione "già in deposito alla Pinacoteca Comunale", che intende annunciare la volontà di far cessare il deposito: una intenzione a nostro avviso gravissima per il patrimonio museale di Faenza, e senza precedenti se si considera l'importanza delle opere e la storicità del deposito, di oltre centoventi anni.
Non spettando a noi entrare nel merito di una scelta della proprietà e dei motivi che l'hanno determinata, riteniamo però di poterci fare portavoce di quanti hanno a cuore il patrimonio artistico e culturale di Faenza chiedendo pubblicamente alla direzione della Banca di Romagna di voler riesaminare la questione alla luce di diverse considerazioni.
Innanzi tutto la storicità del deposito e l'importanza della Pinacoteca Comunale di Faenza che hanno reso possibile sia lo studio delle opere e le indagini per una loro attribuzione da parte di importanti studiosi, sia la loro ripetuta pubblicazione anche nello stesso catalogo della Pinacoteca; in secondo luogo l'attenzione della Banca verso il patrimonio culturale di Faenza che ha consentito di mettere a disposizione della città per tanto tempo opere legate alla sua storia e alla sua identitą; in terzo luogo il ruolo assunto dalla stessa Banca in ambito cittadino fungendo da ente propulsore di attività culturali di grande spessore, anche con importanti sponsorizzazioni e finanziamenti, se si pensa sopratutto alle celebri pubblicazioni degli anni '60 e '70 del Novecento, ad esempio quella sulla Pinacoteca di Faenza, a cura di Ennio Golfieri del '64; infine e non ultima considerazione il fatto che dopo tanti anni di polemiche si comincia a parlare di riapertura della Pinacoteca Comunale.
Se non andiamo errati da mesi è allo studio dell'Ufficio Tecnico comunale il progetto di completamento dell'area già cantierizzata su via S. Maria dell'Angelo con ingresso vicino alla Chiesa, che consentirà un nuovo ingresso e quindi il superamento dell'ostacolo per una fruizione pubblica dell'Istituto gravato dalla convivenza nello stesso stabile con un istituto scolastico; si attende la gara d'appalto per l'inizio dei lavori che vogliamo sperare restituiscano nel pił breve tempo possibile la Pinacoteca alla Cittą, ridando allo stesso tempo credibilità alla politica culturale di quanti amministrano la cosa pubblica e ponendo fine a una brutta vicenda che ha additato a tutti Faenza in modo negativo.
Alla luce di queste considerazioni suggeriamo piuttosto di chiedere all'Amministrazione Comunale una garanzia circa la data di riapertura della Pinacoteca, quindi anche sulla restituzione alla pubblica fruizione di opere di tale importanza.


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